La storia - Ravenna Festival

La storia

Timeline

2023

Le città invisibili

Le città invisibili

Se Le città invisibili di Calvino si presentano come esperienze, memorie e desideri piuttosto che luoghi, il centenario della nascita dello scrittore offre a Ravenna Festival un felice pretesto per riflettere sulla duplice natura della città, emblema della comunità e della sua crisi, e sulla sua dimensione “invisibile” come crocevia di culture, idee e narrazioni. Ai titoli che esplorano il volto terribile della civiltà si contrappone la celebrazione del dialogo fra culture e mondi sonori e una doppia inaugurazione, protagoniste rispettivamente Laurie Anderson e Martha Argerich affiancata da Mischa Maisky, apre una costellazione di solisti straordinari, da Anne-Sophie Mutter a Leonidas Kavakos e Beatrice Rana; quest’ultima suona Rachmaninov per una serata con le stelle del balletto (il programma danza conta anche la prima italiana di WE, the EYES di Emio Greco e Pieter C. Scholten). A dicembre, Riccardo Muti – già sul podio della sua Orchestra Cherubini per Le vie dell’Amicizia a Jerash e Pompei – dirige un trittico d’opera con Norma e Nabucco in forma semi-scenica e un gala verdiano.

2022

Tra la carne e il cielo

Tra la carne e il cielo

A cent’anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, Ravenna Festival viaggia “Tra la carne e il cielo” a partire dall’omonimo brano di Azio Corghi per il concerto inaugurale con Daniel Harding e la Mahler Chamber Orchestra. Le parole con cui Pasolini descrisse il folgorante incontro con le Sonate per violino di Bach disegnano un fil rouge non solo musicale che coinvolge artisti come Giuseppe Gibboni, Accademia Bizantina, Elio Germano. La polarità fra umano e divino espressa dal titolo offre inoltre l’occasione di esplorare i molti volti del sacro, nel ricordo di Franco Battiato quanto sotto le volte di mosaici delle basiliche bizantine – ma anche presso i santuari di Lourdes e Loreto, dove Riccardo Muti guida artisti italiani e ucraini nei concerti dell’Amicizia, una spontanea invocazione alla Madre, immagine di tutte le madri. Perché, come scriveva Pasolini in Supplica a mia madre “Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore”. La Trilogia d’Autunno celebra invece l’amore profano con i capolavori di Mozart e Da Ponte nelle produzioni in arrivo dai palazzi reali di Drottningholm e Versailles.
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2021

Dedicato a Dante

Dedicato a Dante

Una dedica d’amore trae ispirazione dal VII centenario della morte di Dante per due mesi di eventi, pianeti e satelliti che ruotano attorno al sole centrale del Poeta e del suo capolavoro ma seguono anche altre e più eccentriche orbite. Dopo l’anteprima con i Wiener, Riccardo Muti percorre Le vie dell’Amicizia con la sua Cherubini e raggiunge Erevan per Purgatorio di Tigran Mansurian, parte del trittico di commissioni che si completa con l’Inferno di Giovanni Sollima e il Paradiso di Valentin Silvestrov. Ma il tesoro di prime di quest’edizione include anche l’opera da camera Teodora di Mauro Montalbetti e la ripresa de L’heure exquise, in coproduzione con il Royal Ballet, con cui Alessandra Ferri e Carsten Jung rendono omaggio a Béjart e Carla Fracci. La Trilogia d’Autunno segue il fil rouge del Poeta con altre tre nuove produzioni che esplorano i linguaggi della danza, della musica e della parola: Sergei Polunin attraversa danzando i regni dell’Aldilà, Goethe e Schumann si incontrano per il dantesco viaggio di Faust nell’immaginifica messa in scena diretta da Luca Micheletti, mentre a Elio Germano e Teho Teardo sono affidati i luminosissimi versi dell’ultimo canto del Paradiso.
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2020

XXXII edizione

XXXII edizione

Dopo il lungo e assordante silenzio imposto dalle misure per contenere la pandemia da Covid-19, l’Italia della musica riparte da Ravenna: alla Rocca Brancaleone l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il soprano Rosa Feola si uniscono a Riccardo Muti per il primo concerto con pubblico, coronato dalla solenne e grandiosa “Jupiter” con cui il genio di Mozart seppe librarsi al di sopra delle avversità di uno dei periodi più bui della propria vita. La 31° edizione, ricreata ad hoc per un contesto senza precedenti, è anche la prima a raggiungere in streaming decine di migliaia di spettatori in tutto il mondo. E mentre Muti e i Cherubini sono anche a Paestum per ricordare le sofferenze del popolo siriano nel Parco Archeologico gemellato con Palmira, Ravenna accoglie la Budapest Festival Orchestra guidata da Iván Fischer, l’Orchestra del Mariinsky con Valery Gergiev, Beatrice Rana e Mario Brunello solisti per le étoiles di Duets and Solos, unico appuntamento di danza. Di fronte alla seconda ondata di contagi, che sospende di nuovo gli eventi aperti al pubblico, in autunno Muti e la Cherubini tornano in streaming dall’Alighieri con due concerti rilanciati nel mondo grazie alle partnership con i portali de El País, Rossiyskaya Gazeta e Spring Festival di Tokyo.
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2019

Per l’alto mare aperto

Per l’alto mare aperto

È navigando “per l’alto mare aperto” che nella 30° edizione – inaugurata nel segno della più grande tradizione interpretativa, nell’incontro di Maurizio Pollini con Riccardo Muti – si riprende la vocazione (in verità mai smessa) al viaggio, al di là di ogni confine e di ogni diversità, fino ad approdare all’origine stessa della nostra civiltà e del nostro sentire: ad Atene dove nel cuore dell’antica acropoli risuona la Nona sinfonia beethoveniana, vero e proprio inno alla fratellanza tra i popoli. E se alle voci inarrivabili dei Tallis Scholars è affidato l’evocativo percorso attraverso la Liturgia delle ore, è l’inesorabile ritmo delle 100 percussioni a lasciarci intravedere la fonte primigenia della musica, ma anche le infinite sue declinazioni: da una parte la sorprendente duttilità di Steward Copeland in versione sinfonica, dall’altra l’intramontabile energia di Nick Mason. Mentre la toccante liricità del Purgatorio dantesco si fa teatro vivo chiamando di nuovo a raccolta l’intera città e tre donne straordinarie dominano la Trilogia operistica: Norma, Aida e Carmen.
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2018

We Have a Dream

We Have a Dream

A mezzo secolo dal suo assassinio, richiamare il titolo del celebre discorso tenuto da Martin Luther King il 28 agosto 1963 al Lincoln Memorial di Washington – divenuto in tutto il mondo simbolo della lotta contro il razzismo, inno alla libertà e all’uguaglianza – significa continuare l’esplorazione di eventi cruciali e icone del Novecento, nel tentativo di lenire lo smarrimento e le inquietudini che insidiano i nostri tempi. Così, si entra “nelle vene dell’America” con uno sguardo all’enorme contributo degli States alla cultura del Novecento: allora, ecco l’aspro ruggito delle cento chitarre elettriche ma anche Kiss me, Kate, il raffinato musical di Cole Porter. Senza mai perdere di vista il “nostro” e sempre sorprendente patrimonio verdiano: Macbeth per i cinquant’anni di Riccardo Muti sul podio del Maggio Fiorentino, ma anche una nuova Trilogia d’autunno: Nabucco, Rigoletto, Otello.
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2017

Il rumore del tempo

Il rumore del tempo

A distanza di un secolo, ricordare la Rivoluzione d’ottobre significa indagarne le straordinarie energie volte alla modernità come le cocenti disillusioni e gli orrori, raccogliendo ciò che resta oltre “il rumore del tempo” – titolo condiviso con il romanzo di Julian Barnes dedicato a Šostakovič, ma anche con le toccanti prose di Osip Mandel’stam. Tra rivoluzioni musicali e espressive, la dirompente carica dantesca appare amplificata nell’Inferno in cui il Teatro delle Albe chiama a raccolta l’intera città, mentre le nuove produzioni della Trilogia d’autunno si spingono fin “sull’orlo del Novecento”, gettando nuova luce sul verismo italiano: Cavalleria rusticana, Pagliacci e Tosca. Infine, l’avverarsi di un sogno: le Vie dell’amicizia conducono a Tehran, ancora Riccardo Muti, ancora nel segno di quella infallibile lingua comune che è la musica.
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2016

Ho camminato sulla lunga strada per la libertà

Ho camminato sulla lunga strada per la libertà

È la figura di Nelson Mandela il cuore del percorso dedicato alla conquista della libertà, bene prezioso e irrinunciabile. Così con “Mandela Trilogy” allestito dalla Cape Town Opera va in scena la tradizione musicale sudafricana. Ma l’anelito alla libertà trapela con forza anche nella travolgente passione con cui i 100 cellos, guidati da Giovanni Sollima, invadono la città trascinando il pubblico in una miriade di concerti e performance. E, inevitabilmente, intrecciandosi ai quotidiani appuntamenti dedicati ai Giovani artisti per Dante, a due passi dalla tomba del Poeta, e ai Vespri a San Vitale. Infine, dai più attivi teatri ungheresi, una trilogia danubiana all’insegna dell’operetta: la libertà della leggerezza.
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2015

L’Amor che move il sole e l’altre stelle

L’Amor che move il sole e l’altre stelle

Un vero e proprio “viaggio” dantesco si dipana lungo nuove creazioni, affidate a compositori come Adriano Guarnieri, con la video opera L’amor che move il sole e l’altre stelle, e Nicola Piovani, con La vita nuova, cantata per la voce recitante di Elio Germano, soprano e piccola orchestra. Ma il teatro musicale è declinato anche nella veste della grande tradizione operistica italiana, con Falstaff. È proprio all’ultimo capolavoro verdiano, che Riccardo Muti dedica la sua prima Accademia dell’Opera Italiana.
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2014

1914: l’anno che ha cambiato il mondo

1914: l’anno che ha cambiato il mondo

In scena L’elisir d’amore e Bohème, non in teatro ma… tra i tavoli di un ristorante, nell’irriverente e rivoluzionaria lettura della giovane compagnia inglese OperaUpClose.
Il centenario dello scoppio della Grande Guerra punteggia tutto il cartellone fino a culminare nel concerto ai piedi di quel monumento al dolore e alla memoria che è il Sacrario di Redipuglia: riuniti, sotto la direzione di Riccardo Muti, i musicisti delle nazioni protagoniste del massacro.
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2013

Alchimie popolari “Una balera ai giardini”

Alchimie popolari “Una balera ai giardini”

L’illusionismo acrobatico dei Momix va in scena con la prima mondiale di Alchemy. Ma poi è il ballo popolare romagnolo a dominare il cartellone, i valzer, le polke e le mazurke nate sulle aie delle nostre campagne risuonano alla “balera ai giardini” nel vortice di un “polka day”, per poi incontrare i nobili ballabili viennesi degli Strauss, ma anche il jazz di Trovesi e Coscia, e la straniante fisarmonica di Simone Zanchini, tutti riuniti infine in un festoso omaggio a Secondo Casadei.
La galleria di interpreti musicali si arricchisce del più grande violoncellista dei nostri tempi: Yo-yo Ma.
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2012

Nobilissima Visione

Nobilissima Visione

Grande apertura con la Chicago Symphony Orchestra, sul podio della straordinaria compagine americana il suo direttore musicale: Riccardo Muti. Ma, ricordando Romualdo da Ravenna, il tema del festival percorre i più remoti sentieri spirituali del monachesimo, e per un’intera settimana la città è “invasa” da una piccola comunità di monaci tibetani dell’antico monastero di Drepung Loseling, e conquistata dal suggestivo rito del mandala. E le Vie dell’amicizia si trasformano in un toccante “Concerto delle fraternità”, in cui confluiscono le più diverse espressioni religiose.
La prima delle Trilogie d’autunno è riservata a Verdi: vanno in scena, una sera dopo l’altra, con la regia di Cristina Muti, Traviata, Trovatore e Rigoletto.
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2011

Fabula in Festival

Fabula in Festival

C’era una volta… il mondo delle fiabe prende corpo e vita nell’emozionante e cupa Cinderella di Matthew Bourne, eppoi nell’esplosivo e gioioso Impempe Yomlingo, il mozartiano Flauto magico trasformato in musical e intriso della ritmica fisicità di un’orchestra di marimbe africane. Nel cuore dell’Africa approdano anche le Vie dell’amicizia, all’Ururu Park di Nairobi.
Mentre sul podio tornano Kent Nagano, Zubin Mehta e Claudio Abbado.
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2010

Ex tenebris ad lucem

Ex tenebris ad lucem

Tenebrae, cantata video-scenica per voci registrate, ensemble e live electronics, segna una nuova commissione al compositore Adriano Guarnieri (la prima nel 2007 era stata con Pietra di diaspro) con la regia di Cristina Muti: ardita sperimentazione dello spazio visivo e sonoro. Ma la vena visionaria emerge anche nei Demoni, il capolavoro di Dostoevskij messo in scena da Peter Stein: undici indimenticabili ore di spettacolo.
E attraverso pinete e radure, archeologia e natura, tra canto, musica e balli, si snoda il percorso del primo Concerto trekking.
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2009

…lâ ilahâ illâ… Quando ti sento arrivare il mio cuore danza, le mie braccia si aprono

…lâ ilahâ illâ… Quando ti sento arrivare il mio cuore danza, le mie braccia si aprono

Danza e teatro si fanno preghiera e rito nel nome dell’antico poeta mistico sufi, con il nuovo lavoro di Robert Wilson, Rumi. In The Blink of the Eye, e attraverso l’assoluto dominio del corpo dei monaci buddisti del Tempio Shaolin, guidati in Sutra dal coreografo Sidi Larbi Cherkaoui. E sullo sfondo della Basilica di San Vitale, le diverse religioni si intrecciano nella suggestione di Voci nella preghiera, suoni e canti tra i quali si insinuano il pensiero e le parole di Massimo Cacciari. Duo d’eccezione per un gran finale: il profeta del funk Herbie Hancock, e il più prodigioso talento pianistico dell’ultima generazione, Lang Lang.
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2008

Erranti, erotiche, eretiche

Erranti, erotiche, eretiche

Erranti, erotiche, eretiche… la figura femminile è evocata in tutte le espressioni artistiche: da quella più amata del repertorio operistico, Traviata (regia di Cristina Mazzavillani Muti), alle più superbe étoiles del nostro tempo, Sylvie Guillaum e Svetlana Zacharova; dai “ritratti di donna” tra cui quelli tratteggiati da Elena Bucci (l’insana fame di sapere di Juana de la Cruz), e da Ermanna Montanari (la fiera Rosvita), all’incontro immaginifico tra Norma e Medea.
Il musical più rappresentato al mondo, Cats, entusiasma ii pubblico del Palafiera di Forlì.
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2007

La pietra di diaspro “quando il cielo si squarcerà'”

La pietra di diaspro “quando il cielo si squarcerà'”

Prende il via la collaborazione con il Festival di Pentecoste di Salisburgo, su un progetto quinquennale di riscoperta della “Scuola napoletana”. Sotto la direzione di Muti tornano a risuonare capolavori dimenticati da secoli nella preziosa biblioteca del conservatorio di San Pietro a Majella: si comincia con Il ritorno di Don Calandrino di Domenico Cimarosa.
E il coreografo Matthew Bourne, con Swan Lake, sceglie per la prima volta Ravenna come palcoscenico esclusivo delle sue emozionanti produzioni.
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2006

Mozart? Mozart!

Mozart? Mozart!

L’edizione dedicata a Mozart si apre con una delle più prestigiose orchestre mondiali, la New York Philharmonic: due concerti, sul podio Lorin Maazel e Riccardo Muti. E tra i “solisti” che punteggiano il cartellone spiccano il più acuto e “intellettuale” dei pianisti, Alfred Brendel, e il puro energico talento del danzatore Roberto Bolle. Ma la dimensione “classica” come sempre non basta a raccontare il Festival: Eugenio Barba, pioniere transculturale, indaga gli archetipi del teatro di tutti i tempi: Don Giovanni e Amleto.
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2005

Il deserto cresce…viaggio tra simbolismo e utopia

Il deserto cresce…viaggio tra simbolismo e utopia

La voce del muezzin risuona tra le pietre del maestoso anfiteatro romano di El Djem, in Tunisia, e Riccardo Muti abbassa la bacchetta, lascia morire il canto religioso prima di riprendere a dirigere il Mefistofele: “momenti così – dirà poi – travalicano le religioni e le culture diverse”, e sottolineano il significato più vero delle Vie dell’Amicizia.
Per la prima volta al Festival si esibisce l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, orchestra “residente”.
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2004

Illuminazioni sulla via di Damasco

Illuminazioni sulla via di Damasco

Philip Glass, insieme a musicisti provenienti dai cinque continenti, si lascia ispirare dalle stelle di Orion, la costellazione visibile in ogni stagione da ogni punto del pianeta. E la vocazione del Festival ad abbracciare le culture e le forme artistiche più diverse prende corpo in I La Galigo di Robert Wilson: l’antico poema indonesiano narra la storia della creazione della terra e il mistero divino si traduce nella magia di colori e nel gesto ieratico di sessanta straordinari interpreti.
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2003

Ravenna visionaria “pellegrina e straniera”

Ravenna visionaria “pellegrina e straniera”

Va in scena una vera e propria “Saison Russe”: all’Alighieri irrompe l’innovazione del russo Teatro Helikon, e del suo fondatore Dmitrij Bertman, con ben quattro opere dall’immaginifica Dama di picche di Čajkovskij alla sensuale Lady Macbeth nel distretto di Mcensk di Šostakovič, dall’eclettismo buffo di Mavra di Stravinskij al virtuosismo timbrico di Kascej l’immortale di Rimskij-Korsakov. E russo è anche il cuore danzato del Festival, con il Balletto Kirov del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo.
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2002

New York: 11 settembre

New York: 11 settembre

Nel cuore ferito di New York, sul ciglio di Ground Zero, dove il cieco terrore ha colpito ogni certezza umana, risuona in un silenzio assoluto e innaturale il Va’ pensiero di Verdi: lo dirige Riccardo Muti, con lui il Coro della Scala, i Musicians of Europe United, professori delle maggiori orchestre europee, e molti componenti della New York Philharmonic.
Le Vie dell’amicizia conducono negli States, ma una delle più emblematiche voci americane approda in città, Bob Dylan.
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2001

Dalla via dell’ambra alla via della seta… in compagnia del grande bardo

Dalla via dell’ambra alla via della seta… in compagnia del grande bardo

Le infinite risorse espressive dell’opera in musica vanno in scena con la trasgressiva lettura di Eimuntas Nekrosius (Otello) e la tecnologia virtuale delle prime sperimentazioni registiche di Cristina Mazzavillani Muti (Capuleti e Montecchi). Torna Pierre Boulez, mentre si affacciano per la prima volta sul palcoscenico ravennate James Levine e Jeffrey Tate.
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2000

Cantastorie, gitani e trovatori

Cantastorie, gitani e trovatori

Il Festival del nuovo millennio si apre con una grande festa popolare: luminarie e stupefacenti fuochi d’artificio invadono la città, tradizioni e suoni di Romagna intrecciano quelli delle terre del sud, fino a notte alta. Aprendo la strada a un cartellone dai mille volti: dal capolavoro di Paisiello, Nina o sia la pazza per amore, che Muti dirige sul podio dei complessi scaligeri, al memorabile concerto di Lou Reed.
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1999

I pellegrinaggi della Fede anno III Verso Gerusalemme

I pellegrinaggi della Fede anno III  Verso Gerusalemme

Le Vie dell’Amicizia arrivano a Gerusalemme, là, dove si intrecciano e convivono le grandi religioni del Libro, culminano i “pellegrinaggi della fede” intrapresi in questi anni. Mentre un altro grande teatro, con la sua orchestra, approda all’Alighieri: è il Mariinskij di San Pietroburgo, a dirigere è Valery Gergiev: va in scena Lohengrin.
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1998

I pellegrinaggi della Fede, anno II Donna Mater, voci erranti del mondo

I pellegrinaggi della Fede, anno II Donna Mater, voci erranti del mondo

Con Pagliacci, Riccardo Muti completa il dittico verista iniziato un paio d’anni fa con Cavalleria Rusticana. A metterle in scena, lo stesso straordinario team creativo: regia di Liliana Cavani, costumi e scene dei premi Oscar Gabriella Pescucci e Dante Ferretti. Ma il Festival si muove anche sui percorsi di una ritrovata spiritualità, lungo una inedita “via dei canti”, dalla perfezione dell’Hilliard Ensemble al suono arcano della baganna, l’arpa etiope… alla ricerca del “genius vocis”.
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1997

“La via dei Romei” I Pellegrinaggi della Fede

“La via dei Romei” I Pellegrinaggi della Fede

Di notte, su un aereo militare, Riccardo Muti e l’Orchestra della Scala attraversano l’Adriatico: Sarajevo, la città bosniaca ferita dalla guerra, disseminata di macerie ancora fumanti ha chiesto aiuto, ha chiesto ascolto. Nascono così le Vie dell’Amicizia, “ponti di fratellanza” gettati ogni anno ad unire popoli e culture, attraverso la forza della musica.
Quella forza che emana dal gesto unico e inconfondibile di Carlos Kleiber, in uno dei suoi rari e preziosi concerti.
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1996

Ravenna mediterranea tra Oriente e Occidente (anno II)

Ravenna mediterranea tra Oriente e Occidente (anno II)

I Wiener Philharmoniker per la prima volta scendono in buca fuori dal loro teatro: all’Alighieri li dirige Riccardo Muti per il Così fan tutte con la regia napoletanissima di Roberto de Simone. Prima tappa della trilogia Mozart-Da Ponte che, con Don Giovanni e Nozze di Figaro, sempre Muti e i viennesi completeranno qualche anno dopo. Ma il Festival non conosce confini di genere: con Keith Jarrett il grande jazz irrompe in cartellone.
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1995

Ravenna mediterranea tra Oriente e Occidente

Ravenna mediterranea tra Oriente e Occidente

Si riscopre la vocazione mediterranea di Ravenna, crocevia di culture e civiltà millenarie, sospesa “tra Oriente e Occidente”: dalla voce di Suor Marie Keyrouz al flamenco di Cristina Hoyos. Ma suggestivi echi orientali attraversano anche i concerti degli interpreti più prestigiosi: Misha Maisky, Marta Argerich, Mstislav Rostropovic e Valery Gergiev.
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1994

Bellini e Wagner (anno secondo)

Bellini e Wagner (anno secondo)

La galleria di grandi direttori si arricchisce di nuovi nomi: Giuseppe Sinopoli, Wolfgang Sawallisch, Seiji Ozawa, Myung-Whun Chung… e naturalmente torna Riccardo Muti, il direttore “di casa”: con lui va in scena una nuova produzione di Norma, e con lui la potenza espressiva del Requiem di Verdi si irradia sugli antichi mosaici di Sant’Apollinare in Classe.
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1993

Bellini e Wagner

Bellini e Wagner

Per il prologo, arriva a Ravenna la più prestigiosa delle orchestre tedesche, i Berliner Philharmoniker diretti da Claudio Abbado, mentre nel finale, sulle acque del porto della città, risuona l’irripetibile voce italiana di Luciano Pavarotti: tutto lungo il filo che lega “Bellini e Wagner”. E memorabile è il laboratorio poetico dantesco di Federico Tiezzi con Sandro Lombardi (I Magazzini): va in scena il Paradiso, la drammaturgia è di Giovanni Giudici, cui gli anni dopo seguiranno il Purgatorio e l’Inferno, l’uno di Mario Luzi, l’altro di Edoardo Sanguineti.
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1992

Intorno a Rossini

Intorno a Rossini

Tutto si gioca “intorno a Rossini”: il caleidoscopico universo musicale rossiniano è trasfuso nell’ipnotico e avvincente gioco coreografico di Micha van Hoecke in Adieu à l’Italie. Ma affiora anche nei recital di nomi simbolo del pianismo italiano come Aldo Ciccolini e Maurizio Pollini.
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1991

Cherubini e la scuola francese

Cherubini e la scuola francese

“Cherubini e la scuola francese”: il gesto registico di Luca Ronconi e l’interpretazione di Riccardo Muti, con l’Orchestra e il Coro della Scala, riportano in scena Lodoïska, la rivoluzione in musica di uno dei più grandi compositori europei. E per la prima volta sull’austero sfondo della Basilica di San Francesco risuona la sua “Messa solenne” – la bacchetta è sempre quella di Muti.
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1990

Salieri e la scuola di Vienna

Salieri e la scuola di Vienna

Nasce Ravenna Festival, nel segno della grande musica e di Dante. Ad inaugurare il primo cartellone è Riccardo Muti, poi sul podio salgono Pierre Boulez, Carlo Maria Giulini, Lorin Maazel, mentre le letture dantesche sono di Paolo Poli ed Enrico Maria Salerno. A dettare la linea artistica è Roman Vlad.

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