Dalla via dell’ambra alla via della seta…in compagnia del grande bardo
22 giugno – 24 luglio 2001

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L’edizione 2001 assume come proprio tema principale (o leitmotiv) quello di una delle più grandi e significative figure della letteratura e della poesia mondiale: William Shakespeare.
Al “Grande Bardo” di Stratford-on-Avon sono infatti idealmente dedicati alcuni degli appuntamenti più prestigiosi della programmazione del Festival, che uniscono preziose occasioni celebrative ad altrettanti inviti all’approfondimento sul rapporto musica/arti/letteratura. Di volta in volta, nel corso dei secoli, Shakespeare è stato elogiato per la “conoscenza del cuore umano”, per la stupenda poesia, per l’abilità formale nel costruire l’azione, per la perizia teatrale, per la capacità di creare tutto un mondo brulicante di vita e al tempo stesso di comportarsi (secondo la pregnante descrizione dell’artista data dallo Stephen Dedalus di Joyce) “come il Dio della creazione, che è dentro, o fuori, o al di là o al disopra della sua opera invisibile, talmente libero da scorie e impurità da riuscire impalpabile, chiuso nella sua indifferenza, intento a tagliarsi le unghie”. Shakespeare quindi assunto come simbolo dell’umanesimo che pervade la civiltà culturale occidentale, come grande ispiratore, con i suoi drammi senza
tempo, di opere sublimi dell’opera in musica, ed infine, come “nostro contemporaneo”, secondo la definizione di Jan Kott, capace di iniettare nuova linfa nella scena dell’odierna ricerca teatrale.

I Capuleti e Montecchi di Vincenzo Bellini (di cui ricorre il bicentenario della nascita al quale Ravenna Festival contribuisce con una propria innovativa produzione), riprende la tragica storia degli amanti veronesi immortalata in Romeo e Giulietta, mentre Falstaff di Giuseppe Verdi (nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della morte), vede Verdi e Boito impegnati nella temeraria impresa di un’altra opera tratta da Shakespeare (The merry Wives of Windsor e The History of Henry the Fourth), dopo il trionfo di Otello. Quello che è sicuramente il suo più bel testamento d’artista per celebrare con vitalità la fine di una stagione indimenticabile del melodramma sarà proposto in un allestimento che già si preannuncia di riferimento assoluto (Orchestra e Coro del Teatro La Scala, direttore Riccardo Muti, regia di Ruggero Cappuccio) e che riprende lo “storico” allestimento (che fu diretto da Arturo Toscanini) del 1913 – nell’ambito delle celebrazioni verdiane in occasioni del centenario della nascita – al Teatro Verdi di Busseto.

La XII edizione di Ravenna Festival si caratterizza inoltre per il ricco cartellone dei concerti sinfonici che, tratto distintivo della manifestazione ravennate, avranno come protagonisti alcuni tra i direttori e le orchestre più celebri del mondo.

Il primo appuntamento sarà con Jeffrey Tate che, alla guida dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, interpreterà con originalità il tema shakespeariano del Festival, in programma l’ouverture dal Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn-Bartholdy, lo studio sinfonico op. 68 Falstaff di Elgar e la fantasia in fa minore La tempesta di Cˇajkovskij. James Levine sarà per la prima volta al Festival, dopo una lunga assenza dal nostro paese, alla guida dei Münchner Philharmoniker (in programma musiche di Weber, Berg, Richard Strauss e Beethoven) mentre la preziosa ed insostituibile presenza di Riccardo Muti nell’ambito del Ravenna Festival si concretizzerà in tre distinti momenti: con la Camerata Strumentale “Città di Prato” (in programma la Sinfonia n. 41 Jupiter di Mozart e la Settima di Beethoven; con i Wiener Philharmoniker nella splendida cornice bizantina di Sant’Apollinare in Classe (musiche di Mozart, Porpora e Schubert) ed in chiusura con l’Orchestra ed il Coro Filarmonico della Scala.

Come già è avvenuto senza soluzione di continuità nella storia di Ravenna Festival, anche la prossima edizione contempla un’attenzione particolare verso la musica del ’900 con due grandi appuntamenti.

Il primo è rappresentato da un omaggio a Béla Bartók, compositore che ha condiviso le ansie, i dubbi e i problemi del nostro tempo, proposto dall’Orchestre de Paris, diretta dal più grande direttore vivente specializzatosi nel repertorio contemporaneo e novecentesco, ovvero Pierre Boulez (già ospite acclamatissimo di passate edizioni). L’esecuzione – tra gli altri lavori in programma – della Musica per archi, percussione e celesta vuole essere anche un omaggio al grande regista Stanley Kubrick, recentemente scomparso, che ha utilizzato questa composizione “visionaria” come poche altre nel suo capolavoro Shining, un imprescindibile imprinting sonoro che si è radicato nell’immaginario collettivo. Il secondo – che si inserisce nelle celebrazioni per il cinquantenario della scomparsa di Arnold Schönberg – propone invece una delle pagine più “monumentali” della musica novecentesca (ed anche per questo di raro ascolto): i Gurrelieder, lavoro di lacerante intensità di linguaggio, che sarà eseguito a Ravenna (in esclusiva per l’Italia) da una compagine sinfonico-corale di oltre trecento elementi, diretta da un’altro prestigioso specialista in questo repertorio: Michael Gielen.

Tornando a Shakespeare, la sua presenza attraverserà la programmazione del 2001 di Ravenna Festival, concretizzandosi in numerosi altri episodi, tra musica, cinema e teatro. In quest’ultimo ambito segnaliamo la presenza di uno dei più grandi ed unanimente acclamati registi europei oggi in attività: il lituano Eimuntas Nekrosius, che proporrà a Ravenna la sua ultima creazione visionaria e lancinante per potenza espressiva, l’Otello e quella del gruppo teatrale catalano La Fura dels Baus, diretto da Pep Gatell, che ritorna a quel suo viscerale e violento lenguaje furero che aveva contraddistinto le prime produzioni con ØBS. Quest’ultima creazione è liberamente ispirata al Macbeth, trasposto però in un’ambientazione contemporanea che denuncia la pervasività e la volgarità dell’odierno bombardamento mediatico. Proprio in tal senso lo spettacolo non lascia requie allo spettatore che è letteralmente inseguito da una travolgente messa in scena mobile e ubiqua.

La coreografa ravennate Monica Francia (che proprio recentemente ha ottenuto ampi e significativi consensi di pubblico e critica in prestigiose manifestazioni e rassegne europee) creerà un vero e proprio “percorso” (“Cerimonia. Viaggio errante verso Shakespeare in 3 siti e 7 quadri”), che si dipanerà nell’arco di tre giornate di “viaggio”, ideando – su commissione di Ravenna Festival – performances e portraits che traggono ispirazione da una lettura esoterica (suffragata dalle fondamentali ricerche di Frances Yates) del drammaturgo inglese. Uno degli episodi sarà co-prodotto assieme alla Biennale di Venezia, nell’ambito della sezione“Danza” diretta da Carolyn Carlson. Più tradizionale – ma nondimeno estremamente innovativo grazie alle scenografie di Joseph Svoboda – è il Romeo e Giulietta, su musiche di Sergej Prokof’ev, proposto dalla Compagnia nazionale di balletto dell’Opera di Praga.

I Musicians of The Globe sono il complesso musicale stabile del nuovo Globe Theatre di Londra, una fedelissima ricostruzione del teatro di Shakespeare sul suo luogo storico, identificato sulla sponda sud del Tamigi, nel cuore della capitale inglese, e proporranno a Ravenna, sotto la direzione del fondatore del gruppo, Philip Pickett, un programma di musiche di scena – “Shakespeare’s Music” è il titolo – intercalate dai monologhi di un fool, tratti principalmente da King Lear. La programmazione di musiche d’epoca elisabettiana prosegue significativamente con un concerto di Jordi Savall, assieme al suo Experion XX, dedicato integralmente al periodo elisabettiano, e con la proposta, in forma di concerto, de The Fairy Queen, opera “con dialogo” di Henry Purcell, tratta dal Sogno di una notte di mezza estate, che sarà eseguita dall’Accademia Bizantina, diretta da Ottavio Dantone. L’Haydn-Ensemble Berlin, diretto da Hansjörg Schellenberger con la partecipazione di Wolfgang Schultz – primo flauto dei Wiener Philharmoniker – propone poi due autori contemporanei (Siegfried Borris e David Werner Amram) che si sono liberamente ispirati ai drammi di Shakespeare, in due lavori – Shakespeare Suite e Shakespearean Concerto – in prima esecuzione italiana.
Inedito è l’approccio che caratterizza l’articolato progetto musicale elaborato da uno dei principali esponenti della scena jazzistica europea, Gianluigi Trovesi. Sempre partendo da suggestioni shakespeariane – in questo caso A Midsummer Night’s Dream – il musicista italiano, con il suo Round About A Midsummer’s Dream (evidente il riferimento al capolavoro monkiano Round About Midnight), assembla un trio barocco (2 violini e violoncello, che rappresentano la prassi esecutiva, filologica della musica strumentale barocca), un trio “popolare” (composto da fisarmonica, contrabbasso, tamburello e voce, che rappresenta la musica che si genera spontaneamente negli strati culturali “subalterni”) e, infine, un trio “contemporaneo” (clarinetti e sax alto, chitarra elettrica con effetti elettronici, batteria e percussioni, che rappresenta le tecniche e le sperimentazioni del Novecento). Un vero e proprio “viaggio musicale” nel tempo e nello spazio, che trae origine dalla citazione testuale estratta dal dialogo tra Theseus e Bottom ove si parla di una danza di nome Bergomask (Bergamasca).

Uno tra gli esempi più significativi di una rilettura estremamente moderna ed originale di un testo chiave del drammaturgo inglese, ossia The Tempest – è indubbiamente il film Prospero’s Books del regista inglese Peter Greenaway. A Ravenna Festival verranno eseguite le musiche di Michael Nyman, dirette dallo stesso autore ed eseguite dal suo Ensemble. Nyman, uno dei pochissimi compositori contemporanei che ad avere raggiunto una vasta “popolarità” anche tra il pubblico giovanile e non, grazie alla sua indimenticabile colonna sonora di “Lezioni di piano”, testimonia l’inesausta vitalità dei testi shakesperiani come fonte di ispirazione per creazioni che si misurano sia con il linguaggio musicale contemporaneo che con la tradizione. La fertile e duratura simbiosi creativa che si è instaurata tra Nyman e Greenaway rimanda ad altre “coppie” altrettanto famose: Rota-Fellini, Hitchcock-Hermann, Karaindrou- Angelopoulos e Morricone-Leone e proprio a questi due grandi artisti italiani è dedicato il concerto del trio d’archi “Triology” che si produrrà in una serrata sequenza di brani tratti dai film più famosi ed amati dal grande pubblico. Completa il lungo ed articolato excursus shakesperiano, che si dipana dall’epoca elisabettiana sino ai giorni nostri, la “rapsodia” Shakespeare in qua e in là, su testi originali di Gian Piero Pizzol, interpretati da Daniela Piccari, e musiche originali e non “impaginate” dal fisarmonicista Simone Zanchini.

L’atmosfera “nordica” che pervade sia alcuni drammi shakespeariani (primo fra tutti l’Amleto) che gli stessi Gurrelieder è tema/meta del progetto speciale che ogni anno il Ravenna Festival dedica alle musiche “di tradizione” e di “confine” di altri paesi e popoli. Un’idea del Nord intende proprio fornire un’occasione di ascolto per musiche poco conosciute e che spesso ci parlano (e fanno “parlare”, attraverso il canto ed il suono) di popoli scomparsi o in via di estinzione, che abitano le regioni più a nord del nostro continente. Forgotten Peoples – ad esempio – è il ciclo corale composto dal compositore estone Veljo Tormis, dedicato alle genti dei territori baltici che non esistono più, che sarà proposto a Ravenna dal Coro Filarmonico da Camera Estone, diretto da Tonu Kaljuste. Altri appuntamenti saranno dedicati alle musiche di tradizione Sami (lappone) e Inuit (ovvero eschimese), con una serata interamente dedicata al tipico canto joik, e a strumenti tipicamente nordici, come l’Hardanger fiddle ed il Kantele.
La rassegna, che non ha precedenti in Italia, prevede la presenza di numerosi musicisti, cantanti e formazioni estremamente rappresentative delle ricche scene musicali dei rispettivi paesi
di provenienza: i violinisti norvegesi Nils Økland, Hallvard T. Bjørgum (in duo con la cantante – massima esponente della tradiziona vocale kveding – Kirsten Bråten Berg), Gunnar Stubseid (in duo con il famoso “fiddler” delle Isole Shetland Aly Bain, leader del leggendario gruppo di musica celtica “The Boys of the Lough”) e lo svedese Mats Edén; due tra i migliori joikers attivi in Norvegia: Ante Gaup e Ingor Ante Ailu Gaup, del villaggio di Kautokeino; i finlandesi Värttinä e Kimmo Pohjonen; l’Orchestra Filarmonica da Camera Lettone che proporrà un omaggio al massimo compositore nazionale vivente Peteris Vasks; ed infine, in qualità di rappresentanti della cultura e delle tradizioni del popolo Inuk, la giovanissima cantante Lucie Idlout ed il gruppo di “canto di gola” e di danza rituale Aqsarniit.
I forti elementi narrativi ed epici (che discendono direttamente dalla grande saga del Kalevala) che pervadono queste musiche, la presenza di una tradizione sciamanica ancora vitale, assieme
ad una concezione panteistica della natura, sono tutti elementi che possono ricondurre, ancora una volta al “Grande Bardo”. Un’idea del Nord si realizzerà grazie all’attiva collaborazione delle Ambasciate e degli Istituti di Cultura in Italia di Svezia, Norvegia, Finlandia, Lettonia, Lituania ed Estonia, oltre al supporto del Canada Council for the Arts.