Fotografare la musica – anzi, le musiche – non è tanto questione di catturare l’attimo; di liberarlo, piuttosto, lasciarlo risuonare ed espandere oltre i confini dello scatto, raccontare una storia (uno spartito) che è già cominciata e deve ancora finire. È stata forse questa la grande maestria di Roberto Masotti, che fin dai primi anni Settanta, dagli inizi del suo straordinario percorso come “fotografo della musica”, ha respirato l’aria che respiravano i suoi soggetti. Era là, prima di molti altri; là dove la musica accadeva. Collaborativo, partecipe e intensamente creativo: così, a poco più di due mesi dalla sua scomparsa, lo ricordano Ravenna, la sua città natale, e Ravenna Festival, con cui ha sovente collaborato anche con la compagna di vita e scatti Silvia Lelli. Venerdì 1 luglio, alle 18 nella Sala Corelli del Teatro Alighieri, la presentazione dei libri fotografici dedicati a Keith Jarrett, John Cage e Franco Battiato (tutti editi da seipersei) diventa così un’occasione per ritrovare Roberto, mettersi all’ascolto di quello che ha saputo ascoltare, vedere quello che ha saputo vedere. A guidare l’incontro sarà il giornalista e critico musicale Carlo Maria Cella; l’ingresso è libero. 

“Siamo memori del grande contributo artistico di Roberto – sottolinea Antonio De Rosa, Sovrintendente di Ravenna Festival – fotografo eccelso che ha saputo cogliere i momenti più significativi della Musica, restituendoli a noi tutti e così rendendoci partecipi di una storia straordinaria. Facendosi testimone di una meravigliosa stagione di creatività, Roberto ha finito per lasciare un’impronta indelebile, che continua a vivere in ogni suo scatto ma anche nel ricordo di lui che hanno tutti coloro che l’hanno conosciuto e con cui ha lavorato. Proprio quella sua eredità, artistica e umana, intendiamo ricordare con una serie di iniziative importanti, a partire dall’autunno prossimo.”

Keith Jarrett, a PortraitJohn Cage, in a landscapeFranco Battiato, nucleus. Tre titoli come coordinate lungo la rotta che Roberto Masotti ha tracciato attraverso la musica del nostro tempo. Li aveva ritratti, come tantissimi altri protagonisti di quella storia, raccogliendo per ciascuno un prezioso corpo di fotografie capaci di disegnarne di volta in volta il profilo. Un lavoro paziente, meticoloso, che è sempre cominciato prima degli scatti veri e propri; iniziava, piuttosto, con l’interesse per la musica, specie quella di ricerca e sperimentazione. Basti ricordare collaborazioni come quella, di lunga storia, con l’etichetta indipendente ECM (Edition of Contemporary Music) di Manfred Eicher o con Gong, la rivista di musica e cultura alternativa, voce delle sperimentazioni più all’avanguardia degli anni Settanta, dal rock progressivo alla new wave. Pienamente immerso nell’ecosistema culturale di Milano, dove con la moglie Silvia, ravennate come lui, è stato anche il fotografo ufficiale della Scala dal 1979 al 1996. Persistente un senso di coinvolgimento, temperato nel tocco discreto di chi sa essere alla giusta distanza per vedere.