«Il Festival si farà: e puntiamo alla Rocca»
Il soprintendente Antonio De Rosa al lavoro sui possibili scenari: «Stiamo ragionando sugli spazi aperti. E il maestro Muti vuole esserci»
di Annamaria Corrado

Il Ravenna Festival si farà, come e quando saranno le normative nazionali a stabilirlo, all’insegna della sicurezza e della salute di tutti: pubblico e artisti. La conferma arriva dal soprintendente del Festival, Antonio De Rosa.
Soprintendente De Rosa, come sarà Ravenna Festival 2020?
«Stiamo immaginando possibili scenari. Non stiamo semplicemente aspettando di sapere quali regole e norme si dovranno rispettare. Stiamo lavorando, in particolare sugli spazi infrastrutturali, non i teatri, ma quelli all’aperto. In particolare ce n’è uno che ci sta a cuore».
Qual è questo luogo?
«La Rocca Brancaleone, dove ebbe inizio il Ravenna Festival. E’ un luogo che ha anche un significato simbolico: quelli della Rocca sono i bastioni della nostra resilienza. Insieme all’Agis, che riunisce le imprese del settore dello spettacolo italiano, stiamo elaborando un progetto e vorremmo sottoporlo alla task force che si occuperà della fase due, quella della ripresa».
Quindi l’dea è quella di spettacoli con il pubblico presente.
«Sì, sarà un pubblico limitato. Ci stiamo basando sugli stessi protocolli utilizzati dalle aziende che si preparano a ripartire. Si tratta di uno studio in attesa che sia fatta chiarezza su quante persone potranno esserci in platea e, aspetto fondamentale, sul palcoscenico. Ma c’è anche un’altra importante novità».
Quale?
«Intendiamo rivedere completamente la dinamica degli accessi dal punto di vista dei biglietti. Nel senso che si tratterà di biglietti dal prezzo simbolico. Non vogliamo pesare  ulteriormente sulle persone già profondamente provate da questa emergenza. E poi ci saranno le trasmissioni on line. Prevediamo un importante investimento sul digitale».
Un cartellone con appuntamenti rivolti a un pubblico così limitato non è un rischio?
«No. È vero, ci saranno meno spettatori in platea, ma ci sarà un pubblico più numeroso e diffuso, a livello globale. Non pensiamo ad una flessione degli spettatori, ma a un ampliamento grazie al digitale».
Quante probabilità ci sono che arrivino artisti dall’estero?
«Difficile dire cosa accadrà nelle prossime settimane. Di sicuro noi pensiamo a un investimento sugli artisti italiani e del nostro territorio. Anche per dare un’opportunità a chi lavora nel mondo dello spettacolo, soprattutto i giovani. Perché questa crisi si è abbattuta profondamente anche sugli artisti».
Riccardo Muti ci sarà?
«Il maestro Muti ha già espresso il desiderio di riprendere a dirigere appena sarà possibile. Il nostro auspicio è che possa esserci con i concerti programmati».
Dal punto di vista economico come riuscirà il Festival a sostenere questo momento così eccezionale?
«A breve dovrò proporre al nostro Cda il nuovo programma, e colgo l’occasione per ringraziare la direzione artistica, Franco Masotti e Angelo Nicastro, perché hanno dovuto lavorare doppiamente, riorganizzando un programma già completato. Nell’occasione verrà presentato il nuovo bilancio preventivo, molto inferiore al precedente».
I finanziamenti degli sponsor sono stati confermati?
«Noi dovremo affrontare perdite notevoli per la mancanza degli incassi abituali e per la contrazione delle sponsorizzazioni. Ma avremo a breve un incontro con i nostri sostenitori per presentare il programma e rinegoziare gli accordi».
E i finanziamenti pubblici?
«Ci risultano confermati quelli di Comune, Regione e Ministero, a giorni dovrebbe arrivare il decreto del ministro Franceschini che dovrebbe, di fatto, rendere più flessibile la rendicontazione dei contributi. Un grazie di cuore va a tutti i pubblici Amministratori che stanno dimostrando di avere grande consapevolezza della difficile sfida che stiamo vivendo».

Da «Il Resto del Carlino», 17 aprile 2020