© Luca Concas

Vespri Danteschi

Prosa Pro Mortuis
ricordando le vittime della pandemia

Ensemble Biscantores
Luca Colombo direttore

Francesca Cassinari, Vera Milani soprano
Elena Carzaniga, Edvige Brambilla contralto
Massimo Lombardi, Paolo Davolio tenore
Matteo Bellotto, Alessandro Marchesi basso

Cristiano Contadin, Marco Casonato, Luciana Elizondo, Rosita Ippolito viole da gamba
Giangiacomo Pinardi tiorba
Gianluca Viglizzo organo

Giovanni Legrenzi
Sonata Quinta
Dies iræ

per soli, coro, consort di viole da gamba e basso continuo
Sonata sexta
Ave Regina Coelorum

Claudio Monteverdi
Confitebor III alla francese


Assai poco conosciuto dal grande pubblico, ai suoi tempi era invece molto apprezzato sia nei teatri viennesi che presso la Chapelle Royale di Luigi XIV. Giovanni Legrenzi, nato a Clusone (Bergamo) nel 1626 e morto a Venezia nel 1690, dove era stato maestro di cappella della Basilica di San Marco che all’epoca contava il più alto numero di musicisti e cantanti, dissemina le sue musiche in Europa, ed è a Parigi che ancora oggi è conservato il manoscritto Prosa pro mortuiscontenente il mottetto concertato del Dies iræ per doppio coro, viole da gamba e basso continuo. La scrittura polifonica è cinquecentesca, ma le soluzioni armoniche e gli effetti teatrali sono tipicamente barocchi, come l’alternanza tra arie solistiche e pagine per coro. Voci tutte unite nel dolente ricordo delle vittime della pandemia che proprio nelle terre ove Legrenzi nacque ha infierito.

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