Ravenna dal 25 maggio al 3 luglio ore 20
dalla Tomba di Dante al Teatro Rasi

INFERNO
chiamata pubblica per la “Divina Commedia” di Dante Alighieri

ideazione, direzione artistica e regia Marco Martinelli ed Ermanna Montanari
in scena Ermanna Montanari, Marco Martinelli, Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Roberto Magnani, Gianni Plazzi, Massimiliano Rassu, Laura Redaelli, Alessandro Renda

musiche Luigi Ceccarelli con gli allievi della Scuola di Musica Elettronica e gli allievi della Scuola di Percussione del Conservatorio Statale di Musica Ottorino Respighi-Latina e con la partecipazione degli allievi dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Giuseppe Verdi-Ravenna

spazio scenico Edoardo Sanchi con gli allievi del Biennio Specialistico di Scenografia per il teatro dell’Accademia di Belle Arti di Brera-Milano
costumi Paola Giorgi con Salvatore Averzano e gli allievi di Costume per lo spettacolo dell’Accademia di Belle Arti di Brera-Milano

regia del suono Marco Olivieri
disegno luci Francesco Catacchio
direzione tecnica Enrico Isola e Fagio

produzione Ravenna Festival
in coproduzione con Ravenna Teatro/Teatro delle Albe

Inferno costituisce la prima parte del progetto La Divina Commedia: 2017-2021 di Marco Martinelli e Ermanna Montanari, commissionato da Ravenna Festival in coproduzione con Teatro Alighieri, Ravenna Teatro/Teatro delle Albe

Inferno è uno spettacolo itinerante e a posti limitati che partirà dalla tomba di Dante arrivando al Teatro Rasi e attraversandolo in tutti i suoi spazi.
La durata sarà di circa tre ore. Consigliamo agli spettatori di indossare abiti e scarpe comode, di portare una bottiglietta d’acqua e di segnalare se si hanno problemi di claustrofobia.


Marco Martinelli e Ermanna Montanari raccolgono la sfida di trasformare in teatro il capolavoro che ha dato origine alla lingua e alla letteratura italiana. La parola “teatron”, “visione”, la ritroviamo nella definizione che Dante stesso dà della sua opera, “mirabile visione”, mirabile teatro quindi, capace di accogliere nel suo campo visivo l’umanità nelle sue molteplici esperienze. La chiave con cui le Albe tradurranno il “trasumanar” dantesco è pensare l’opera nei termini della sacra rappresentazione medievale e del teatro rivoluzionario di massa di Majakovskij: tutta la città è un palcoscenico, tutti i cittadini sono chiamati a partecipare, a “farsi luogo”, a farsi comunità. Ezra Pound definisce Dante l’Everyman: è l’umanità intera che fa quel viaggio, difficile ma salvifico.