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Passaggio in India

The Darbar Festival in Ravenna

Glorious Morning Ragas

Praveen Godkhindi bansuri
Subhankar Banerjee tabla

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Praveen Godkhindi bansuri
Musicista rappresentante dello stile indostano, si è formato come ingegnere elettronico presso il SDM College of Engineering and Technology di Dharwad. Ha cominciato all’età di tre anni a suonare il flauto bansuri insieme al padre, Pandit Venkatesh Godkhindi, con il quale lavora per decenni, acquisendo il suo unico stile di cantare sul flauto (gayki) e approfondendo anche lo stile thanthrakari. Tiene concerti in India e in numerosi altri paesi, particolare successo ha avuto quello in cui coinvolgeva tre generazioni di artisti: lo stesso Praveen Godkhindi, il padre, Pandit Venkatesh Godkhindi, e il figlio di Praveen, Shadaj Godkhindi. È attivo inoltre come compositore, sia per serie televisive che per il cinema, la danza e il teatro.

Flauto impiegato nell’India del nord e associato al dio Krishna, il bansuri è documentato sin dall’antichità. È un flauto traverso, di bamboo, con sei fori digitali anteriori e uno posteriore. I fori sono chiusi dalle falangi delle dita, giocando con glissati e piccoli scarti nell’intonazione.

Subhankar Banerjee tabla
Considerato uno dei più virtuosistici suonatori di tabla della sua generazione, è riconosciuto anche per le sue capacità improvvisative. È un musicista straordinariamente creativo: non teme di esplorare nuove strade, oltre che padroneggiare il repertorio ricco e complesso dei tabla.
Discepolo di Swapan Shiva, depositario del Farrukhabad gharana, ha studiato anche con Pandit Manik Das, rappresentante del gharana di Benares. Si è esibito con i maggiori musicisti indiani, tra cui Pandit Ravi Shankar, Pandit Hariprasad Chaurasia, Ustad Amjad Ali Khan, Pandit Shiv Kumar Sharma e con grandi artisti della scena del jazz,
come John McLaughlin.

La coppia di tamburi monopelli detta tabla, attestata dal xviii secolo, ha un ruolo fondamentale nella musica del nord dell’India, sia per accompagnare la voce, sia nella pratica strumentale. Il nome tabla o daya (destra) si riferisce propriamente al tamburo con cassa di legno cilindrica o che si restringe leggermente verso l’alto, mentre l’altro, detto baya (sinistra), è un timpano con cassa di terracotta o metallo. I due tamburi differiscono nell’ampiezza della membrana (ben maggiore nel baya), nell’intonazione e nella tecnica esecutiva. In entrambi la membrana è tesa, attraverso stringhe di pelle, tra due cerchi alle estremità della cassa, le stringhe possono essere ulteriormente messe in tensione da piccoli blocchi di legno cilindrici.
Sulla membrana di entrambi i tamburi viene incollato un anello di pelle, al centro del quale viene applicato un composto di farina e cenere nera che consente di modificare l’intonazione. La tecnica esecutiva è molto complessa: se nel daya si percuotono varie aree della membrana o della cassa con il palmo della mano, le dita o la punta delle dita, nel baya è possibile agire premendo la membrana e facendo scivolare il polso verso il centro in modo da aumentarne la tensione.


Durata:
1h 45’ circa senza intervallo

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