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Omaggio a Beethoven a 250 anni dalla nascita

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Valery Gergiev
direttore
Beatrice Rana pianoforte

Ludwig van Beethoven
Terzo concerto in do minore per pianoforte e orchestra op. 37
Sesta sinfonia in fa maggiore “Pastorale” op. 68


Sul manoscritto del suo Terzo Concerto per pianoforte e orchestra, Ludwig van Beethoven scrive “Concerto 1800”, l’anno in cui, trentenne già affetto dai primi problemi di sordità (prima all’orecchio sinistro, poi a quello destro), decide di marcare una sorta di giubileo personale sul crinale dei due secoli. Con una personalità come la sua, capace di rivoluzionare non solo la musica ma pure il mestiere dell’artista, una celebrazione privata diventa però anche uno spartiacque tra due epoche. E così questo Concerto, che debutterà solo nel 1803 a Vienna, spalanca davvero le porte all’Ottocento: lo annuncia l’entrata assertiva e marziale del solista, che espone su ottave doppie il tema ascoltato in prima istanza dall’orchestra. Il dispendio muscolare richiesto non è teatralità, ma un’evidenza sonora potentissima, che trova nel Largo in mi maggiore il suo contrappeso etereo, forse tra le pagine più alte di tutta la produzione beethoveniana. Consapevole del capolavoro creato, il compositore ne sottolinea la portata al suo editore di Lipsia, quasi rinnegando i due precedenti concerti, “non tra i miei lavori migliori”. Una premura didascalica che ribadisce anche nel presentare la Sesta Sinfonia, il 22 dicembre 1808, sempre al Theater an der Wien: “Sinfonia pastorella, più espressione del sentimento che pittura”, raccomandazione bizzarra, ma non insensata, visto che “pastorale” a inizio Ottocento è un concetto stilistico ormai antiquato, se non volgare. E invece Beethoven vi dedica tutte le sue energie per dimostrare che non è così: anche la logica astratta del sonatismo può servire a dar voce al sentimento della Natura.

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