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Omaggio a Beethoven nei 250 anni dalla nascita
Filippo Gorini pianoforte

Franz Schubert
Sonata in sol maggiore op.78 D 894 Fantasia

Ludwig van Beethoven
Sonata n. 32 in do minore op. 111


Al volto fieramente eroico di Beethoven, nell’immaginario comune, si contrappone quello malinconico, enigmatico e disarmante che emerge nella definitiva magia delle prime battute dell’Arietta dell’op. 111, l’ultima di quel monumento inarrivabile che sono le sue 32 sonate per pianoforte. Un lascito ineludibile e quanto mai ingombrante per il viennese Schubert, tanto che anche nell’op. 78 (pubblicata nello stesso anno della morte del grande di Bonn, nel 1827) ci fu chi volle cogliere l’influsso beethoveniano: avrebbe visto bene invece Schumann, sottolineando come “celestiali lungaggini” le divagazioni melodiche di una sonata definita “la più perfetta nella forma e nello spirito”. A guidarci attraverso questa mappa pianistica della Vienna di inizio Ottocento, ma soprattutto nel cuore del sentimento beethoveniano, e della inesprimibile sua arte, uno dei più promettenti pianisti dell’ultima generazione. Che proprio a Beethoven ha già consacrato buona parte della sua fulminante carriera, esordendo in disco con le leggendarie Variazioni Diabelli e aggiudicandosi, appena ventenne, il Telekom-Beethoven a Bonn. E se la sua formazione prosegue sotto lo sguardo attento di Alfred Brendel, qualche mese fa Mitsuko Uchida lo ha chiamato per conferirgli il Premio Borletti-Buitoni.

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