Dietro pareti spoglie dai colori caldi e dall’aspetto umile si celano i mosaici più antichi e meglio conservati della storia tardo romana e bizantina. Da sempre il mosaico è l’elemento che contraddistingue Ravenna da ogni altro luogo, attribuendole un carattere unico ed intimamente maestoso rimasto congelato nel tempo.

Da 1600 anni ad oggi, l’arte musiva si è lentamente fatta strada uscendo allo scoperto per accompagnarci timidamente nei nostri percorsi quotidiani da un angolo all’altro della città. Basta allungare lo sguardo, cambiare direzione, ed ecco apparire vere proprie opere d’arte che si integrano a volte con discrezione altre con imponenza nell’ambiente urbano che ci circonda.

Quando e come sono comparse, qual è la loro storia ed il loro messaggio? Ve lo svelerà il racconto di Silvia Giogoli per il progetto social #viaggiaresottocasa

 

Silvia Giogoli nasce, cresce e vive a Ravenna dove dal 2000 lavora con passione come guida turistica. Amante dell’arte e del buon cibo, instancabile viaggiatrice, sceglie una professione che possa farla sentire in viaggio anche da casa, incontrando visitatori provenienti da ogni angolo del mondo, ambasciatori di diverse culture.Il suo approccio alla fotografia è ingenuo e spontaneo, predilige scatti all’aperto con colori saturi e brillanti.

 

Il mosaico è di tutti

Per Ravenna il mosaico è da sempre un punto di riferimento e di riconoscimento, custodito al sicuro all’interno di luoghi sacri, protetto ma quasi nascosto agli occhi dei più. Come se il mosaico si fosse intrecciato al codice genetico degli abitanti, presente ma invisibile.
Per secoli la tecnica è stata tramandata di generazione in generazione, ma per molto tempo è rimasta quasi immutata, strettamente legata all’antica tradizione, sia nel significato simbolico che nella materia usata.
Nel 1980 accade qualcosa di straordinario, i mosaicisti di tutto il mondo si riuniscono in un unico grande gruppo: l’Associazione Internazionale Mosaicisti Contemporanei, dando inizio a un’inarrestabile evoluzione creativa che ha portato l’arte musiva al di fuori di schemi e barriere e verso una progressiva integrazione con il tessuto urbano della città, fino ad assumere forme scultoree, architettoniche e di arredo. In quello stesso anno viene avviato un progetto unico che vede il mosaico protagonista di un vero e proprio museo all’aria aperta: nasce, nel 1988, il Parco della Pace. Siamo nel borgo San Rocco, appena fuori dal centro storico, in un’area verde che attraversa un quartiere residenziale, qui i mosaici danno voce e forma al tema dell’Amicizia fra i Popoli grazie al contributo di abili artisti locali ed internazionali.
L’occhio si lascia guidare dalle variazioni cromatiche in un connubio tra natura e materia plastica dalle sfavillanti sfumature della pasta vitrea che si mescolano alle pietre naturali di varie dimensioni.
Da allora fino ad oggi, anno dopo anno, la città e i suoi dintorni sono stati impreziositi con opere di grande valore artistico, che avvolgono strade, piazze, giardini in un caleidoscopio di luci e colori armoniosamente integrati con il paesaggio. Ne sono esempi perfetti la spiraliforme fontana Ardea Purpurea in Piazza della Resistenza ispirata all’Araba Fenice, le panchine del dialogo di Via Salara, i Social Sofa della Darsena, la Torre di Gerusalemme di fronte alla Stazione Ferroviaria, le targhe stradali del centro storico, i fiori di Linea Rosa, la grande balla di fieno dorata Roto B di fronte al MAR. Oggi il mosaico si muove più disinvolto, osa là dove nessuno avrebbe mai pensato potesse arrivare, ma lo fa con quella discrezione e spontaneità che da secoli caratterizzano la nostra città.

Il mosaico ci INVADE(R)

Si fa chiamare Invader e si definisce un AVNI – artista vivente non identificato. Nessuno conosce il suo volto ma tutti abbiamo imparato a riconoscere le sue opere. Si tratta di un quotato street artist di origini francesi che, anziché armarsi di bomboletta e pennelli, sceglie un mezzo di comunicazione inusuale, più resistente e materico, fatto di tessere industriali di varie dimensioni e colori, per dare vita alle sue creature. Invader ha come missione quella di portare l’arte al di fuori dei luoghi convenzionali ed istituzionali liberando gli space invaders dallo schermo virtuale e dando loro una consistenza reale attraverso un mosaico di pixel.
La sua invasione inizia nel 1998 da Parigi, per diffondersi inesorabilmente sull’intero pianeta, dalle grandi capitali alle città più remote, dalle profondità marine allo spazio, fino alla conquista della Stazione Spaziale Internazionale. Invader raggiunge la capitale del mosaico in due momenti, nel 2014 e nel 2015, lavora con velocità e determinazione (agendo quasi totalmente
indisturbato) portando a termine 40 opere sparse sul territorio che regalano un nuovo volto alla nostra città. A Ravenna gli
space invaders si manifestano con svariate forme, dimensioni ed espressioni integrandosi con un mimetismo chirurgico e
mantenendo uno stretto legame con il suo antico patrimonio artistico. Invader riesce ancora una volta nel suo intento, quello di stupire, facendoci riflettere, discutere, e invitandoci ad allungare lo sguardo, in senso fisico e metaforico. La sua arte è
accessibile a tutti, può essere amata, odiata, può lasciare indifferenti, è soggetta al fisiologico attacco del tempo e dell’uomo e, indubbiamente, è già entrata a far parte della nostra storia.