A due passi da Ravenna, nel suo vicino entroterra, vi sono luoghi di insolita suggestione.
Ne sono un singolare esempio le Pievi di S. Cassiano in Decimo a Campiano e di S. Pietro in Sylvis a Bagnacavallo. Sorte nel Medioevo come centro della vita religiosa e sociale, ne sono testimonianza ancora oggi con raccolta essenzialità.
Oltre a conservare brani rilevanti della storia dell’arte locale, invitano a una riscoperta lenta del territorio e della sua identità, la cui densa trama è narrata nei dettagli che le compongono.

Luana Piccinini vive e lavora in Emilia-Romagna. Il profondo attaccamento alla storia, all’arte e alle tradizioni della sua regione la conduce naturalmente alla professione di guida turistica, che le permette di divulgarne la memoria. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali, frequenta attualmente un Master in Valorizzazione dell’Arte Sacra.

 

La Pieve di S.Cassiano in Decimo a Campiano

A pochi chilometri da Ravenna, nella località di Campiano, si erge la Pieve di S. Cassiano in Decimo. Posta lungo l’antica via Petrosa, riporta nel nome la distanza, di dieci miglia, dal punto da cui aveva principio l’antico percorso viario, ovvero Forlimpopoli.
Il culto di S. Cassiano, che secondo la tradizione agiografica morì martire nel IV sec., fu particolarmente sentito nella nostra area, tanto che a Ravenna venne ritratto nei mosaici bizantini della Basilica di S. Apollinare Nuovo.
Le prime testimonianze della pieve risalgono al IX secolo. Nel X invece venne innalzato il campanile, poi denominato “la Bartolla” dal frammento di statua murato nella sua struttura. Di rilievo anche gli inserti in ceramica, che lo decorano, e gli interessanti reperti custoditi all’interno della chiesa, fra cui un miliario cilindrico usato come supporto del leggio.
L’identità di questa pieve, che ha subito una serie di rimaneggiamenti nel corso del tempo, è definita da oggetti di epoche diverse. La quiete, che l’avvolge, invita a seguirne il filo senza fretta.

La Pieve di S. Pietro in Sylvis

Nella località di Bagnacavallo, lungo uno dei percorsi che riserva il territorio della Bassa Romagna, sorge la Pieve di S. Pietro in Sylvis, una delle più importanti nell’ambito ravennate.
Le prime attestazioni documentarie risalgono al IX sec., e la sua datazione precisa è ancora discussa.
Essa venne edificata presumibilmente nei pressi di un antico tempio pagano, e riferisce nella denominazione in Sylvis, ovvero nel bosco, la qualità dell’area ove sorse. La chiesa, orientata con l’abside a levante, come d’uso nella prima cristianità, rivela nelle sue forme la dipendenza dalle basiliche ravennati. Le tre navate, che ne scandiscono lo spazio,
sono definite da pilastri in muratura, che ancora presentano tracce degli affreschi che li adornavano.
L’abside, invece, ne conserva brani rilevanti nelle decorazioni di matrice giottesca, attribuiti alla scuola pittorica riminese del Trecento. Di particolare suggestione poi sono la cripta e gli arredi marmorei che custodisce.
Le memorie, che danno sostanza a questo luogo e ne definiscono la storia, fanno della chiesa di S. Pietro in Sylvis la “Regina delle pievi di Romagna”, come ebbe a definirla Mons. Mario Mazzotti, uno dei più importanti studiosi ravennati.