Cornamuse, violini, flauti, percussioni trascinanti e antichi strumenti a corda. È fatta al tempo stesso di poco e di molto la musica folk irlandese, tradizione tra le più vitali e distintive del panorama europeo, capace di resistere alle forze dell’omologazione. Il suo segreto? Tenersi stretti i propri valori ma rimanere profondamente vitale e aperta al cambiamento. Lo dimostra La lunga notte irlandese in programma sabato 28 giugno, alle 21.30, primo dei due appuntamenti di Ravenna Festival 2025 a Palazzo San Giacomo di Russi. La serata, una produzione del Festival curata da Fabio Rinaudo in esclusiva per l’Italia, si apre con tre fuoriclasse come Derek Hickey alla concertina, Mick O’Brien alle uillean pipes (strumento della famiglia delle cornamuse) e Ciara Ní Bhriain al violino, che si uniscono per l’occasione ai Birkin Tree – sola formazione italiana e una delle pochissime al mondo che si esibisce regolarmente nei festival irlandesi. Il testimone passa poi ai Dervish, storica band irlandese che uniscono a una tecnica brillante, fatta di assoluta precisione e perfetto controllo, la sensibilità maturata dalla comprensione della musica che propongono e dagli anni di esperienza condivisa.

Domenica 29 giugno, il luogo di villeggiatura dei conti Rasponi sulla riva del Lamone è invece scenario de La notte dello Spiritual Jazz, che Ravenna Festival dedica ad Alice Coltrane, moglie di John ma soprattutto pianista brillante, una delle pochissime arpiste nella storia del jazz e guida musicale e spirituale la cui influenza si è manifestata sia all’interno che all’esterno del mondo jazz. Il secondo appuntamento a Russi è l’occasione per celebrare l’eredità di Alice e il sottogenere jazz di cui lei e John sono riferimento indiscusso attraverso un dittico di concerti. La sassofonista Lakecia Benjamin incarna lo straripante stato di salute del jazz femminile di oggi e ha il merito di aver raccontato, con l’album-tributo Pursuance, la storia di John e Alice Coltrane; per l’occasione, proporrà il suo più recente disco, Phoenix Reimagined. Con Turiya (abbreviazione del nome monastico che Alice assunse nella pratica dell’induismo), Hamid Drake, fra i migliori percussionisti jazz sulla scena, si circonda di un ensemble stellare – inclusi l’impetuoso virgulto del sassofono James Brandon Lewis, l’elettronico Jan Bang dei Supersilent e il geniale pianista Jamie Saft – per rendere omaggio ad Alice Coltrane con tutta l’urgenza che la sua musica estatica e travolgente merita.

Per entrambe le serate si rinnova una tradizione molto amata a San Giacomo – gli stand dei cappelletti e della piadina, aperti dalle 19.30.