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Create Date5 luglio 2018
Last Updated5 luglio 2018

Palazzo Mauro De André, sabato 7 luglio ore 21

Ancora un tassello nel mosaico “americano” realizzato da questa XXIX edizione di Ravenna Festival: è il concerto -  reso possibile grazie al determinante contributo di BPER Banca - che sabato 7 luglio vedrà James Conlon sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di fronte alla grande platea del Pala de André (alle ore 21). Dunque, un concerto che prosegue nel viaggio lungo le “vene dell’America”. Intanto perché è affidato a uno dei più autorevoli e versatili direttori d’orchestra statunitensi, appunto James Conlon, che alla direzione dell’Opera di Los Angeles affianca l’incarico come direttore principale proprio dell’Orchestra della Rai. Poi perché le musiche scelte - dall’Ouverture da Candide di Leonard Bernstein alla Sinfonia da Requiem di Benjamin Britten, dal Cantus in memoriam Benjamin Britten di Arvo Pärt alla Sinfonia n. 9 in mi minore “Dal Nuovo Mondo” di Antonín Dvořák - sono legate a quel grande Paese, secondo dinamiche le più diverse. Perché alla fine dell’Ottocento, Dvořák l'America la raggiunse in piroscafo per accettare il prestigioso e superpagato incarico di direttore del Conservatorio di New York; mentre Britten vi approdò per sfuggire ai venti di guerra che cominciavano a soffiare sul Continente. Bernstein, invece, in America ci era nato (giusto giusto cent’anni fa), ma persino New York gli sembrava piccola, nella morsa dei benpensanti. Pärt, infine, non poté decidere di muoversi dall'Unione Sovietica fino al 1980, ma il suo Cantus sembra spingersi più di tutti verso un nuovo mondo, senza confini, più grande della stessa America.

James Conlon aprirà il concerto con la pagina di Leonard Bernstein, che nel 1956 si lascia sedurre dall’ironia del capolavoro satirico di Voltaire riversandolo nel suo Candide – che prende il via su un’Ouverture concisa e sorgiva come pochi altri preludi orchestrali -, quasi a corrodere, con leggerezza, le granitiche certezze e i pregiudizi che ancora segnavano la società americana e che lui, intellettuale, ebreo, tacciato di “comunismo”, omosessuale dichiarato, subiva nel clima sospettoso che preludeva alla Guerra Fredda.

Facendo poi risuonare il Cantus in memoriam Benjamin Britten, che Arvo Pärt scrive nel 1977, pochi mesi dopo la morte del compositore inglese che non gli era riuscito di incontrare. Sei minuti di scale ostinate in cui il compositore estone distilla otto lunghi anni di silenzio creativo, inaugurando una lingua del tutto nuova, di semplicissima costruzione sintattica: scala discendente in la minore, prolungata ciclicamente, ogni volta con una nota in più... in una sorta di spirale sonora che scava nell’interiorità dell’ascoltatore, proiettandolo al di là di ogni dimensione temporale.

Dentro il proprio tempo è, suo malgrado, Benjamin Britten, che nel 1939 è da poco approdato in America quando accetta l’invito fatto dal governo giapponese a tutte le ambasciate europee a far pervenire una composizione che celebrasse i 2600 anni dell’Impero del Sol Levante. Perché egli scelga di scrivere una sinfonia di carattere funebre, appunto la Sinfonia da Requiem, non è mai stato chiarito, certo è invece che la sua pagina non fu mai accettata nel retorico e tronfio contesto celebrativo ufficiale. Del resto, da convinto pacifista qual era, mai si sarebbe adattato a scrivere qualcosa che esaltasse un Paese noto in quegli anni a tutti per il poderoso riarmo e per le sue inequivocabili mire espansionistiche.

Per accettare invece l’invito a New York, Antonín Dvořák poté contare non solo su un lauto compenso, ma anche sulla garanzia, da parte della mecenate Jeanette Thurber, che nel Conservatorio Nazionale che avrebbe diretto nessuno sarebbe stato discriminato, né per censo, né per provenienza o limiti fisici. Vi rimarrà tre anni, componendo lì alcune delle sue pagine più significative, come appunto, la Sinfonia n. 9 in mi minore detta “Dal Nuovo Mondo”, in cui compie il miracolo, subito riconosciuto da un trionfo epocale, e destinato a rimanere intatto sino a oggi, di assimilare gli elementi della musica nativa americana restando fedele al proprio inconfondibile stile.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietteria serale al Pala de André dalle ore 19: tel. 331 1795599
Biglietti: da 15 euro (ridotti 12) a 85 euro (ridotti 80)
I giovani al festival’: fino a 14 anni, 5 euro; da 14 a 18 anni e universitari, 50% tariffe ridotte.
Il servizio navetta gratuito per il Palazzo de Andrè percorrerà 2 volte la tratta Stazione – Palazzo M. De André, con partenza da Piazza Farini, alle ore 20.15 e 20.30. Al termine dello spettacolo due corse riporteranno gli spettatori al capolinea.


Sabato 7 luglio – Palazzo Mauro De Andrè ore 21
Nelle vene dell’America
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
James Conlon direttore

Leonard Bernstein Ouverture da “Candide”
Arvo Pärt Cantus in memoriam Benjamin Britten
Benjamin Britten Sinfonia da Requiem op. 20
Antonín Dvořák Sinfonia n. 9 in mi minore “Dal Nuovo Mondo”, op. 95

Nell’autunno 1940, Benjamin Britten e Peter Pears abitano a Brooklyn Heights con il poeta Wystan Hugh Auden e una compagnia formata da Salvador Dalì, Christopher Isherwood e Leonard Bernstein. Anche se la guerra è lontana, l’America non appaga le speranze del compositore inglese (“qui è tutta una moda”, confessa), ma in quell’autoesilio Britten apprende da Broadway, il primo palcoscenico di Candide, nuove tecniche per il suo teatro musicale. Intanto, la sua voce dolente matura nella Sinfonia da Requiem, che debutta nel 1941 alla Carnegie Hall, la stessa sala in cui, quasi mezzo secolo prima, Antonín Dvorˇák aveva presentato la Sinfonia “Dal Nuovo Mondo”. Il grande direttore americano James Conlon vi accosta il Cantus di Arvo Pärt, omaggio alla “inusitata purezza” che il compositore estone ha scorto proprio in Britten.


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