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Create Date7 luglio 2018
Last Updated7 luglio 2018

La vita persa di Lance ritrovata in un mosaico di danze
Teatro Alighieri, mercoledì 11 luglio ore 21.30

Dai suoi esordi con Arnie Zane - e ancor più dopo la sua prematura scomparsa - la danza di Bill T. Jones è stata strumento di impegno politico. Un linguaggio aspro e potente, capace di centrare le debolezze e le contraddizioni della società, rovesciandole sul palco in visioni scomode e memorabili. E, pur con tratti di racconto intimo, non fa eccezione A Letter to My Nephew: un titolo che allude a distanza agli scritti ribelli di James Baldwin ma si concentra su Lance, talentuoso nipote di Bill T. Jones finito in una spirale di droga e malattia. Spettacolo di punta del cartellone di Ravenna Festival che richiama il coreografo americano in Italia - in prima nazionale mercoledì 11 luglio al Teatro Alighieri (ore 21.30) - A Letter to My Nephew è costruito con flashback ispirati alla vita di Lance (la sfilate di moda, la vita di strada, il letto di ospedale), epistolario virtuale di cartoline spedite a casa da un'Europa in odor di leggenda. Accompagnato dalle proiezioni suggestive di Janet Wong e dalla coinvolgente partitura eseguita dal vivo dal compositore Nick Hallett e dal baritono Matthew Gamble, la “lettera” di Jones al nipote perduto si snoda agli occhi dello spettatore come un mosaico concentrico di immagini per nove danzatori, che il coreografo rimodula con echi del luogo e del momento in cui questo si svolge. Ogni interpretazione diventa così un dialogo col presente, un fotogramma del luogo specifico dove la performance si svolge, in perpetua trasformazione.

Secondo le modalità creative a lui care, anche per questo lavoro Bill T. Jones, che firma la coreografia con Janet Wong e la Compagnia, ha attinto a elementi personali. Lance T. Briggs è infatti suo nipote, ex danzatore, modello e artista di successo che abbandona le luci della ribalta per quelle della strada, dove si prostituisce e finisce in un giro di droga. Crea persino un alter ego, Pretty, personaggio notturno da opporre alla personalità dei riflettori. Ammalatosi di HIV e costretto a letto per una paralisi, Lance è riuscito a superare la crisi pur perdendo l'uso delle gambe. Nel 2014 ha iniziato a lavorare con lo zio a un progetto di teatro/danza sulla sua storia, Analogy/Lance, dal quale è germinato il successivo A Letter to My Nephew. “La controversa relazione con mio nipote – racconta Bill T. Jones – è stato il punto di partenza per riflettere sul momento contingente”. Nell'estate del 2015, infatti, quando lo spettacolo fu concepito in occasione di una tournée in Francia, negli Stati Uniti erano scoppiate molte proteste mentre la compagnia si stava recando in un'Europa lacerata dalla crisi sulla questione dei rifugiati. “Fin da subito – sottolinea il coreografo – sembra che questa creazione abbia dovuto confrontarsi con la coscienza di quest'epoca: la notte della prima parigina è stata anche la notte dell'attacco al Bataclan”. Alcuni degli elementi che si vedono in palcoscenico – lo stile di movimento, i personaggi di strada, il tipo di camminata, la house music – sono stati ideati dal coreografo immaginando l'ambiente che ha attraversato suo nipote e in riferimento a un mondo equivoco “che non conosco personalmente – precisa -, ma che ho conosciuto tramite lui. Ho concepito questa serata come una sorta di cartolina inviata dallo zio al nipote dal luogo specifico in cui si trova in quel momento”.  Un affresco toccante, scheggiato, che va dritto al cuore come una sassata.

Bill T. Jones. Artista versatile, coreografo, ballerino, regista teatrale e scrittore ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui due Tony Award per la coreografia di Spring Awakening nel 2007 e nel 2010 per il musical FELA! da lui ideato, scritto e diretto. Definito “un insostituibile tesoro della danza” dal Dance Heritage Coalition nel 2000, Jones ha contribuito all'evoluzione della danza contemporanea presentando oltre 140 creazioni per la compagnia fondata assieme a Arnie Zane nel 1982. Il repertorio è vario nelle tematiche, nell'impatto visivo e nell'approccio stilistico al movimento, alla voce e alla messa in scena, pur non rinunciando mai alla sua vocazione di impegno politico e sociale. Tra le creazioni più famose, balletti a serata intera come Last Supper at Uncle Tom's Cabin/The Promised Land del 1990 che fu portato anche al Festival di Spoleto, Still/Here del 1994, la creazione site-specific Another Evening, presentata anche alla Biennale di Venezia. Attualmente la compagnia sta presentando in tournée Body Against Body, una galleria di intimi passi a due che raccontano la storia dei 34 anni di attività del gruppo.

Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con Publimedia Italia.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: da 12 euro (ridotti 10) a 42 euro (ridotti 38)
‘I giovani al festival’: fino a 14 anni, 5 euro; da 14 a 18 anni e universitari, 50% tariffe ridotte.


11 luglio - Teatro Alighieri ore 21.30
Nelle vene dell’America
Bill T. Jones / Arnie Zane Company
A Letter to My Nephew
coreografia Bill T. Jones con Janet Wong e la Compagnia
scene Bjorn Amelan
musica originale eseguita dal vivo da Nick Hallett
luci Robert Wierzel - costumi Liz Prince
video Janet Wong - sound design Samuel Crawford

interpreti Vinson Fraley Jr., Barrington Hinds, Shane Larson, I-Ling Liu, Penda N’Diaye, Jenna Riegel, Christina Robson, Carlo Antonio Villanueva e Huiwang Zhang
con Matthew Gamble baritono

prima nazionale

Dai suoi esordi con Arnie Zane, la danza di Bill T. Jones è stata strumento di impegno politico: un linguaggio aspro e potente, capace di centrare le debolezze e le contraddizioni della società, rovesciandole sul palco in visioni scomode e memorabili. E pur con tratti di racconto intimo, non fa eccezione A Letter to My Nephew – titolo che allude a distanza agli scritti ribelli di James Baldwin – che si concentra su Lance, talentuoso nipote di Bill T. Jones finito in una spirale di droga e malattia. Costruito con flashback (le sfilate di moda, la vita di strada, il letto di ospedale), A Letter è un mosaico concentrico di immagini che Jones fa dialogare con il presente, rimodulando lo spettacolo con echi del luogo e del momento in cui questo si svolge. Struggente, scheggiato, lanciato come un sasso.


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